Ballate d’Appennino

Genres: Folk

Note al progetto – Clementina Santi

L’orizzonte da cui provengono i testi del nuovo progetto si è fatto più ampio, e anche se la geografia è ancora quella dell’Appennino Tosco-emiliano, le suggestioni culturali vengono da più lontano con un risultato equilibrato e convincente; sul piano musicale è più nuovo (o forse più antico come sono quasi sempre le rivisitazioni) e affascinante, in quanto l’operazione musicale sui testi va nella direzione di un genere più melodico, vicino alla ballata appunto, come del resto recita il titolo e come suggerisce la parola antica: “ballata” come “canzone a ballo”, che rimanda alla musica popolare (ma anche cortese), quando “la poesia e la musica  insieme” chiamavano alla danza.

Sono presenti nella raccolta i testi della tradizione, che a volte attinge direttamente e rispettosamente al dialetto, per non perdere nulla della lingua originaria (La m’è sempre inamurada, Il testamento dell’ avvelenato), a volte riprende il racconto dalla memoria popolare (Maremma amara, La barbera).
Non poteva poi mancare il filone delle storie, presente con due testi bellissimi che sono ormai dei classici della letteratura di viaggio e di pellegrinaggio del nostro Appennino: Viaggio in Toscana di Umberto Raffaelli, che è un piccolo epos della transumanza e Del 24 Luglio alla mattina di Domenico Notari (maggerino e cantastorie), che racconta il pellegrinaggio all’eremo di  Maria Maddalena, sul Ventasso, ennesima variazione letteraria di una leggenda di peccato e di perdono.
Ci sono – ancora una volta –  i poeti che ci aspettiamo, presenti però  con testi poco noti e pertanto utili al progetto di recupero culturale di Anima Montanara: Umberto Monti (con Viottoli) e Ettore Monelli (con Riarbero), due poesie semplici, quasi di scuola, con versi brevi e rime non sempre perfette, ma con una musicalità naturale che viene prima delle  regole del metro. E accanto a loro un poeta che ci accompagna da sempre, Danilo Parmeggiani, con un testo molto intenso e molto moderno: 12 versi liberi, che sono gli unici nella raccolta a non essere musicati: soltanto letti o recitati, perché la poesia a volte deve potere fare i canti solo con le parole.
Infine ci sono due testi coraggiosi: uno (Teatro di stalla) è di Francesco Boni, che tesse versi nuovi su pensieri (e gesti) antichi, per riaffermare la continuità fra passato e presente. L’altro (A Dio), è un lascito poetico di Silvio D’Arzo, scrittore ormai considerato fra i grandi del novecento.
Così, queste Ballate d’ Appennino confermano ancora una volta che la nostra terra è serbatoio inesauribile di storie, di voci e di canto; e Anima Montanara continua con coerenza la sua strada, tra “montanarità e montanaritudine”, che è come dire tra orgoglio e malinconia; e ci consegna, oggi, un album in cui la poesia diventa canto e la metrica diventa musica.


Tracce

1 – Teatro di stalla

2 – Il testamento dell’avvelenato

3 – Viottoli

4 – Il nostro inizio

5 – Maremma amara

6 – Del 24 luglio la mattina

7 – La barbiera

8 – A Dio

9 – Viaggio in Toscana

10 – Mialbero

11 – La m’è sempre inamurada

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Formazione

Paolo Romei, Irene Condò – voci

Francesco Boni – chitarra e voce

Gianni Bolzoni – chitarra

Dario Sabattini – basso acustico

Roberto Mercati – pianoforte

Mirko Ferrarini – fisarmonica

Davide Castellari – clarinetto, sassofono e flauto dolce

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