“Shu” dicono i mongoli ai loro cavalli quando vogliono farli partire al galoppo. Non è un urlo imperioso, può essere una voce, anche un bisbiglio, a volte un intenerimento. E’ un segno di dimestichezza reciproca. Il grappolo delle note vorrebbe rendere la consapevolezza di questo scambio di riconoscenze, che significa la vita per ognuna delle due parti. L’eternità è la misura dell’uomo riconoscente.