Unica canzone “vera”, con testo e intenzioni di strofa ritornello. Quello che racconta, senza dirlo, è che senza portarne i segni sulla pelle, mi sento punto anch’io da una macchia mongolica. Ed è come se ognuna delle due vite, quella reale di casa, quella irreale qua – o è viceversa? – fosse contaminata dalla presenza dell’altra. Accettare questa lacerazione, convivere con le sue conseguenze -l’estinzione, la rinuncia a conservare, il carattere spietato dell’esistere – essere qui e là separando corpo e mente: solo in questo mi pare di intuire l’eventualitàdi un equilibrio.